L’AIDS è scomparso ?

  • Stampa
  • Email

Da molti anni per sentir parlare di infezione HIV bisogna attendere il 1° dicembre, la giornata mondiale dell’AIDS.

Per un giorno tutti i quotidiani, le tv e i siti web si occupano (sobriamente) del problema HIV, che cade regolarmente nel totale oblio nel resto dell’anno.

L’aspetto paradossale è che questo disinteresse è una conseguenza proprio della notevole efficacia della terapia anti-HIV: attualmente un paziente infetto che assuma con regolarità il trattamento ( spesso una sola pillola al giorno !) rimane del tutto asintomatico, non presenta alcuna “spia” di malattia visibile ed avrà una aspettativa di vita solo di poco inferiore a quella di un individuo non infetto.

Sono quindi scomparsi quei soggetti HIV positivi che fino alla fine degli anni ‘ 90 si aggiravano come zombie, riconoscibili lontano un miglio e che rapidamente morivano devastati da una serie di orribili complicanze infettive o neoplastiche.

Oggi questo fosco scenario si è fortunatamente dissolto e quindi l’opinione pubblica e i mass media (sempre avidi di sensazionalismo e reportage terrorizzanti) hanno archiviato l’argomento HIV / AIDS.

 

Tutto bene dunque ?

In realtà l’infezione HIV continua sostanzialmente indisturbata la sua corsa. Ad esempio in Italia si stima che ogni anno si verifichino tra 3500 e 4000 nuove infezioni HIV.

Può sembrare una cifra modesta, ma va tenuto conto che i nuovi infetti si aggiungono al pool di quelle preesistenti (si stima che in Italia vi siano circa 150.000 soggetti HIV )

Ancora peggiore è la situazione in molti paesi a basso reddito o con cattivi sistemi sanitari (non solo l’Africa subsahariana, ma anche molti paesi dell’Est Europa) dove l’epidemia non solo stenta a rallentare, ma in qualche caso è in fase di crescita.

 

Perché non si riesce a bloccare l’epidemia HIV, almeno nei paesi sviluppati?

Anche nei paesi come l’Italia, dove disponiamo di una rete infettivologica capillare ed efficiente non si riesce a far scendere il numero delle nuove infezioni HIV, che rimane da almeno 4 o 5 anni attestato intorno a cifre di circa 4000 nuovi casi per anno.

Tra le cause di questa impasse,  due sono particolarmente importanti e tra loro interagenti:

  1. la bassissima percezione del rischio HIV nella popolazione generale
  2. il fatto che l’infezione HIV ha la caratteristica di avere un andamento pressochè asintomatico per diversi anni dopo il contagio

In tal modo, un soggetto che si sia infettato con un rapporto sessuale, ormai la modalità di trasmissione di gran lunga dominante, porterà con sé il virus senza alcuna spia di malattia (né per se stesso né per gli altri) per un lunghissimo periodo. 

Si potrebbe diagnosticare la sua condizione facendo semplicemente un test per anti_HIV; tuttavia il test nella maggior parte dei casi non verrà eseguito, appunto perché il soggetto non ha neppure la percezione di essere stato a rischio.

Come si suol dire, è il cane che si morde la coda !

 

Conseguenze pratiche del mancato riconoscimento dell’infezione HIV

Alla luce dei dati epidemiologici disponibili, sappiamo che statisticamente un soggetto HIV rimarrà per molti anni ignaro della sua infezione. La diagnosi verrà fatta solo in fase tardiva e il trattamento antiretrovirale sarà iniziato con un sistema immunitario già seriamente compromesso.

La conseguenza più rilevante è che in tutti gli anni di non conoscenza del suo stato di infezione HIV il soggetto rappresenterà una fonte di contagio per la collettività, attraverso soprattutto la via sessuale.

 

Possibili interventi preventivi

Appare chiaro che è urgente ripartire con iniziative di prevenzione a vari livelli:

  1. A livello di politica sanitaria implementare campagne di informazione e offerta del test HIV gratuito
  2. Tenere acceso l’interesse sul problema HIV/AIDS anche con l’aiuto della stampa, della Tv e del web, che hanno una fortissima presa sul grande pubblico
  3. Rinforzare le iniziative di educazione sanitaria con particolare enfasi sull’utilizzo del profilattico, utile anche a diminuire il rischio di malattie a trasmissione sessuale, che sono purtroppo in forte progresso (ma questa è un’altra storia).