Mercoledì, 01 Aprile 2015

Diarrea da antibiotici, emergenza infezioni da Clostridium difficile

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Clostridium difficile Clostridium difficile

Diarrea da antibiotici: non sempre una cosa banale.

Da molto tempo è noto che l’utilizzo di antibiotici a largo spettro può provocare disturbi intestinali, che si manifestano prevalentemente come diarrea.

Sebbene la diarrea associata ad antibiotici possa derivare da diversi meccanismi, quello meglio studiato e più temibile è collegato alla selezione di un germe denominato Clostridium difficile (usualmente abbreviato in C. difficile).

Il meccanismo è semplice: la terapia antibiotica tende a distruggere la normale flora batterica che alberga nel tratto intestinale e in tal modo favorisce l’emergenza del C. difficile, intrinsecamente resistente alla maggior parte degli antibiotici.

Una volta padrone del campo, il clostridium si moltiplica indisturbato e produce alcune tossine che sono responsabili dei danni sull’intestino.
Il sintomo principale è la diarrea, che può essere nelle forme più lievi limitata a poche scariche al giorno, ma che nei casi più gravi si manifesta con numerosissime scariche quotidiane (spesso commiste ad abbondante muco) che portano rapidamente il paziente in uno stato di grave disidratazione .

Alla diarrea si associano in varia combinazione anche altri disturbi, come febbre elevata, dolori addominali, estrema astenia  ed ipotensione arteriosa.

L’intensa infiammazione intestinale provoca delle vaste lesioni della mucosa intestinale che possono favorire l’entrata di germi nel circolo sanguigno, aprendo quindi la strada ad una setticemia.

Non meraviglia quindi sapere che le forme più importanti di enterite da C. difficile siano gravate da una importante mortalità , specie nella popolazione anziana con altre patologie di base.

Sempre più frequentemente nella stampa e negli altri mass media viene dato ampio risalto a notizie di decessi di pazienti che avevano contratto l’infezione da Clostridium difficile.

L’aumentata incidenza di questa vecchia patologia è spiegabile con la comparsa negli ultimi anni di ceppi di C.  difficile più virulenti e più resistenti alle usuali terapie.

Purtroppo il germe è facilmente trasmissibile (specie in ambiente ospedaliero) attraverso la contaminazione fecale a partire da pazienti con enterite, ma anche da banali “portatori” del Clostridrium, del tutto inconsapevoli di albergare il germe nel proprio intestino!
Nei pazienti con infezione da C. difficile (diagnosticabile con un semplice test sulle feci) è necessario innanzitutto sospendere la terapia antibiotica e fornire adeguata reidratazione; nei casi più lievi bastano queste semplici misure.

In molti casi tuttavia è necessario controbattere l’infezione con antibiotici mirati al Clostridium (metronidazolo, vancomicina, fidaxomicina).
Dal punto di vista della prevenzione, è sempre utile limitare quando possibile  l’utilizzo di terapie antibiotiche a largo spettro e comunque non protrarle per periodi troppo lunghi.

Nei luoghi ove sia collocato un paziente con diarrea da C. difficile (che in ambiente ospedaliero dovrebbe idealmente essere isolato) si deve ricorrere ad intense e frequenti misure di igienizzazione, tenendo conto della resistenza nell’ambiente e della parziale refrattarietà del germe ai comuni disinfettanti.

Malgrado una maggiore attenzione al problema dell’infezione da C. difficile, è probabile che anche in futuro questo germe darà problemi ai pazienti ed alle strutture sanitarie.